BUON COMPLEANNO, ALTIERO SPINELLI


Correva l’anno 1977 e ne erano trascorsi settanta dalla nascita di Altiero Spinelli, del quale ricorre oggi il compleanno.
All’epoca ero un giovane dirigente provinciale del Movimento Sociale Italiano, partito intriso di un convulso e variegato movimentismo, nel quale “vecchio” e “nuovo” si confrontavano in un difficile equilibrio, non scevro di feroci contrasti, per lo più sedati da Giorgio Almirante, grazie al suo indiscusso carisma, almeno fin quando fu possibile. Seppur tributario di unanimi apprezzamenti per le doti che mi venivano riconosciute, la mia posizione “avanguardistica”, ancorata allo sviluppo di una destra moderna, sociale ed europea, risultava di difficile comprensione e soprattutto “digestione” da parte della componente ancorata, per retaggio generazionale, ad un’anacronistica “nostalgia” (che però era ben compresa e giustificata sia da me sia da chi condivideva analoghi presupposti propositivi) e da parte dei tanti giovani che alla destra si avvicinavano con sincero entusiasmo, scevro, però, di quelle solide basi culturali che avrebbero consentito loro di percorrere, senza perdersi, difficili sentieri, offuscati da una fitta nebbia. L’europeismo teso al sogno degli “Stati Uniti d’Europa”, soprattutto, veniva guardato con sospetto e incredulità, essendo tutti in massima parte infervorati di becero nazionalismo, anche se nelle strade si cantava a squarciagola “Europa nazione sarà” , in quel ginepraio di contraddizioni nel quale era possibile reperire di tutto. Gaetano Rasi, che pur essendo “figlio del passato” era in grado di ben decantare il “presente” e di capire quale dovesse essere la giusta strada da percorrere verso il “futuro”, conduceva tristemente la sua nobile battaglia ideale in quell’Istituto di Studi Corporativi che, nel partito, viveva un isolamento quasi assoluto. L’economia, infatti, non era un argomento che “appassionava” e, purtroppo, veniva snobbata anche dalla componente culturalmente più evoluta, in massima parte dedita agli studi umanistici, la qual cosa si tramutò precipuamente in un bellissimo regalo alle forze di sinistra, che invece all’economia prestavano massima attenzione. Si può ben immaginare, pertanto, la sua gioiosa sorpresa quando si trovò al cospetto di un ventenne che gli prospettò l’intento di collaborare con l’Istituto, ritenendo che il corporativismo rappresentasse una valida alternativa sia per l’illusione marxista sia per le nefandezze del capitalismo. Mi riempì di libri da studiare e ben presto creò le premesse affinché assumessi un ruolo importante anche nell’Istituto, cosa tra l’altro relativamente facile dal momento che non avevo concorrenza generazionale. Essere inserito in un contesto nel quale figuravano importanti accademici, molti dei quali “già” entrati nella storia, fu per me motivo di grande fierezza, che si tramutò in sincera commozione quando, dopo articolate e complesse riunioni, fu deciso di imprimere una significativa svolta sul fronte programmatico, sancendo l’ineluttabilità di un serio processo federativo continentale. Ebbi l’onore, pertanto, a soli ventidue anni, di scrivere il PRIMO articolo autenticamente “europeista” su un importante organo della destra sociale, ponendo fine anche a vecchi e deleteri contrasti ideologici, con la rispettosa citazione di Altiero Spinelli, che implicitamente includeva la condanna per le sofferenze inferte durante il regime. Va da sé che il prezzo pagato per essere “troppo avanti” fu durissimo, ma tutto era stato messo in conto ed accettato, nel pieno rispetto di quel bellissimo motto pronunciato da Ezra Pound una quarantina di anni prima: “Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui.
Buon compleanno, Altiero Spinelli. Europa Nazione sarà… prima o poi.

Rivista dell’Istituto Studi Corporativi – Dicembre 1977



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